«Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è
spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. In questo
libro se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà
umana, l’indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui,
l’abdicazione dell’intelletto e del senso morale davanti al principio
d’autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà,
una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di
fedeltà a un’idea.»
(Primo Levi, dalla prefazione a Léon Poliakov, Auschwitz, Veutro, Roma, 1968)
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